essa divulgate, in essa difese -fino all'estremo -contro tutte le ingordigie e contro tutte le in­sidie. costituisce una limpida affermazione che consola il cuor nostro. Ciò vuoI dire -infatti ­che è nei propositi nazionali compiere le gesta invocate perchè il « Mare Nostrum)) ritorni. com'è giustizia. il nostro mare. Tale verità io leggo. e non altra. nel gesto dei nostri governanti. T aIe verità -anzi -è ne­cessario leggere se non si voglia, questo gesto. diminuirlo e ridurlo solamente ad una epressione letteraria. L'ultimo ricordo veneto che al Palazzo di Ve­nezia s'intitoli è di grande tristezza per noi. Aveva, nel giugno del 1797, l'Austria con­cepito il disegno d'invadere le terre adriatiche della Repubblica, e già il giorno IO dell'istesso mese le truppe imperiali entravano in Capodi­stria. Sulle mura della italica piccola città ap­pariva d'improvviso quel subdolo proclama in cui il conte Raimondo di Thurn cc Cesareo Regio Commissario)) esaltava le paterne premure di Sua Maestà Apostolica per le terre cc sconvolte e disOTganizzate)) dello Stato Veneto. Altre schiere d'armati marciavano verso la Dalmazia. Ed ecco, allora, dal Palazzo di San Marco, par­tire questa invocazione protesta alla Santa Sede: cc Avendo Sua Maestà l'Imperatore fatto oc­cupare dalle sue truppe nel giorno 12 corr. la città di Capo d'Istria e l'adiacente Veneto Ter­ .214 ­