alleati Veneziani a restar sulla guerra difensiva, perchè troppo pericoloso sarebbe stato il portar l'armi nelle terre dell'Impero, offendendo la po­derosa compagine dei Tedeschi. Alcuni vogliono che sia etata una sorda invidia per i successi della Repubblica, .a movere il consiglio di Luigi. Co­munque non fu tenuto conto di esso, tanto il va­lore del loro condottiero aveva acceso d'ardore i Senatori canuti_ L'Alviano « per la via dei monti calò addosso a Trieste, mentre l'Armata Veneta si rappresentava dinanzi al porto. Anche a T rie­ste l'insegna dell'alato Leone s'inalberò . . . n. E subito Pordenone e Fiume si dettero alla Repub­blica che mai più, fino ai tempi del Peloponne­siaco, dovea vedere tanto splendor di conquiste_ L'Imperatore Massimiliano, dopo queste ultime rese, si trovò amarrito. Per timore ai peggio, egli offre a Venezia tutti i luoghi da essa conquistati, eecettuato il Trentino, ove la guerra non .era sviluppata che lievemente. Ma Luigi di Francia, che prima voleva i pa4'1i cauti, ora li pretende arditi: nè consiglia pace se non sieno salvi i suoi interessi nella Germania e sul basso Reno. Tentano i Veneziani che iò sfa, ma non riuscendovi s'accordano con l'Impe­ratore, mai volendo immaginare che il racco­gliere giusti premi alle loro fatiche durissime, itovea movere tanto basso risentimento nell' ani­mo d'un loro compagno d'arme. Ricordate i famosi versi di Niccolò Machiavelli nei Decennali? Essi sono una fedelissima consta­tazione