detto Catajo, e le regioni visitate dal Polo qual parte soltanto dell’ estesissimo antico Continente, e tal parte è ricca bensì di notizie, e disegni pittoreschi alludivi alle magnificenze narrate di que’ luoghi dal Polo, e susseguenti Viaggiatori ben noti a Fra Mauro, ma non già superiore in merito alla descrizione delle altre gran parti d’Europa, e d’Africa. Queste in fatti per la loro grandezza proporzionata con quella dell’Asia, colla lor forma a stupore contornata, e distinta, colle interne abbondantissime, e minutissime annotazioni, non solo eccedono la possibile geografica scienza del Catajo, e dell’ Oriente intorno ad esse al Sec. XIII., ma formano la meraviglia eziandio per la stessa Europa al Sec. XV., sì glorioso ne’ fasti della Geografia. Anzi al risorgimento di questa non poco giovò il nostro incomparabile Cosmografo col suo Mappamondo il più esteso, il più ricco, e prezioso in singolari notizie, come nell’introduzione s’è detto, e in tutta l’Opera s’è dimostrato. Chi non vede la più ributtante assurdità nel supporre un tanto lavoro dà Cataini archetipi copiato? 189. Poiché assolutamente ripugna ai primi principj di buon senso il solo enunciare tal paradosso, saresti tentato a credere che il Ramusio non abbia nemmen veduto il nostro Mappamondo, o di volo soltanto. Ciò tanto più si deduce dal riflettere, che se il Ramusio avesse sopra il suddetto ben fissato lo sguardo, in cento luoghi avrebbe veduta solennemente smentita 1’ asserzione che sia stato da Carte Cataine copiato. Sì, lo stesso Fra Mauro a se, ed al suo Planisfero forma la diretta luminosissima apologia, mentre con linguaggio franco, e in propria persona, adoperato in tutta la Mappa, se ne dichiara in modo il più manifesto il vero, 1’ originario Autore. Quindi quella maestrevole spontanea orditura, e distribuzione, che in tutto il suo lavoro si ammira. Quindi quell’erudito uso dignitoso entro e fuori del Planisfero, de’più riputati Scrittori Tolomeo, Plinio, Solino, Pomponio Mela, e tant’altri sì Geografi, che Storici, o per altre facoltà scientifiche illustri, senza però loro rendersi ciecamente ligio. Ne serva d’esempio, tra molti altri luoghi, la generale annotazione riferita al num. 4- Ivi dopo aver detto che compose questa sua Opera a contemplazione della Veneta Signoria, formalmente asserisce, che invece di seguir Tolomeo, il comune Maestro d’allora, sì nella forma, che nelle misure in tal lavoro, amò meglio verificare collo studio di molti anni la Geografia inse-