— 120 — d’acqua s’appoggia su quella fuga e barcolla su quel tremito. Non è possibile chiudere l’invisibile entro scompartimenti. Non vi son dighe tra un flutto e l’altro. Le Isole della Manica risentono della spinta del Capo di Buona Speranza. La navigazione universale tiene testa ad un mostro unico. Tutto il mare è la medesima idra. Le onde ricoprono il mare d’una specie di pelle di pesce. L’Oceano è Ceto. Su quella unità si abbatte l’innumerevole. * * * Per la bussola vi sono trentadue venti, ossia tren-tadue direzioni ; ma queste direzioni possono suddividersi all’infinito. Il vento classificato per direzioni è l’incalcolabile; classificato per specie è l’infinito. Omero retrocederebbe di fronte ad una tale enumerazione. La corrente polare urta quella tropicale. Ecco il freddo e il caldo combinati insieme. L’equilibrio comincia dall’urto!; l’onda dei venti ne esce gonfiata, sparpagliata e spezzettata in tutti i sensi in getti selvaggi. La dispersione dei soffi agita ai quattro angoli dell’orizzonte il prodigioso scompiglio dell’aria. Vi sono, insieme, tutti i venti : quello del Gulf Stream che tanta nebbia riversa su Terranova ; quello del Perù, regione dal cielo muto, dove mai l’uomo non ha udito lo scoppio del tuono ; quello della Nuova Scozia dove vola il Grande Auk, Alca impennis dal becco rigato; i turbini di Ferro dei mari della Cina; il vento di Mozambico, che danneggia le pagaie e le giunche; il vento elettrico del Giappone, indicato dal gong ; quello d’Africa, che dimora tra il monte della Tavola e il monte del Diavolo e che di là si scatena; il vento dell’Equatore, che passa al disopra degli alisei e che traccia una parabola Li cui sommità è sempre all’ovest; il vento plutonico, che spira dai crateri e che è il tremendo alito della fiamma ; lo strano vento,