Quelle di marca, causate dal flusso montante. Le sesso, che sono oscillazioni a lungo periodo scoperte dapprima nei laghi, poi negli oceani ; sono dovute a fenomeni vibratori. La risacca, che ha luogo presso le coste piane. L’interferenza, che è un fenomeno dovuto all’incon- tudine sud udì detonazioni simili ad un prolungato bombardamento, le quali continuarono tutta la notte dal 26 al 27. Alle 8 antimeridiane, giunto circa a 200 miglia a sud dell’ I-sola di Giava, sentì un rombo assai più forte dei precedenti, per il che il mare fu scosso ed agitato in modo da trasmettere un violentissimo urto al suo bastimento (il mare si alzava ed abbassava di un metro ad intervalli di 10 e 15 minuti). 11 cielo cominciò quindi ad oscurarsi a poco a poco finché alle ore 10 antimeridiane l’equipaggio lu costretto ad accendere i lumi per poter osservare la bussola; intanto la pioggia di cenere continuava a cadere giù sempre più fitta fino alle due pomeridiane, in cui il buio era così perfetto da far credere di trovarsi in una notte senza stelle, tale da impedire di scorgere un uomo sul ponte a soli due passi di distanza. L’equipaggio per fortuna trovavasi preparato colle vele ridotte, non avendo spiegate che le due gabbie basse ; ma la' cenere cadeva assidua e sempre più copiosa per guisa che i marinai, dopo aver acceso i fanali, dovettero faticar lungamente per gettarla in mare colle pale... I fenomeni osservati sul mare furono straordinari. Le nubi erano così cariche di elettricità che furono vedute simultaneamente una quindicina di trombe. II capitano Raffo racconta come il 28 agosto, dopo che il cielo si era alquanto rasserenato, proseguendo verso nord, si incontrasse in parecchie isolette natanti di pietre pomici che andavano sempre più diffondendosi man mano che il veliero si avvicinava allo Stretto della Sonda; finché il mattino del 30, in vicinanza dell’isola del Principe, si trovò impelagato in un vasto strato di questi prodotti vulcanici che egli calcolò dell’e-stensione di parecchie migliaia di lunghezza e di circa un miglio e mezzo di larghezza, e che mentre lo altraversava con difficoltà a non più di tre miglia all’ora, vedeva spesso galleggiare in quell’immenso lenzuolo plutonico cadaveri di uomini, pesci ed altri animali, tronchi d’alberi e rottami di navi sconquassate. A mezzogiorno avvistò l’isola del Principe e si diresse con i contro velacci serrati e con vento di sud alla costa di Aryer che toccò nel mattino del 31 agosto insieme ad altri bastimenti. Dal comandante di un vapore olandese seppe dell’immane catastrofe che aveva mutato l’aspetto di quelle regioni rendendo pericolosa la navigazione e trascinando in un biblico gorgo circa centomila vittime.