— H3 — cauzioni contro il vento del sud, se la miscela ha una apparenza di zucchero fuso e contro quello del nord, se la mistura si sfalda in cristallizzazioni simili a macchie di felci o a boschi di abeti. In quel momento, dopo aver consultato qualche misterioso gnomone inciso dai romani o dai demoni sopra una di quelle enigmatiche pietre dritte che in Bretagna si chiamano menhir e in Irlanda cruach, il povero pescatore irlandese o bretone tira la sua barca a secco. Intanto la serenità del cielo e dell’oceano persiste. Il mattino sorge radioso e l’aurora sorride; ciò che riempiva di orrore religioso i vecchi poeti e i vecchi indovini, spaventati dal fatto che si potesse credere alla falsità del sole : Solem quis dicere falsum audeat? La cupa visione del possibile latente è intercettata all’uomo dalla fatale opacità delle cose. La più temibile e la più perfida apparenza è la maschera dell’abisso. Si dice : « gatta ci cova », e bisognerebbe dire : <( tempesta ci cova ». Alcune ore e talvolta alcuni giorni trascorrono così. I piloti puntano qua e là i cannocchiali. I volti dei vecchi marinai assumono un’espressione di severità creata dall’intima collera dell’attesa. E, ad un tratto, si ode un grande mormorio confuso. C’è, nell’aria, una specie di dialogo misterioso. Non si vede nulla. La distesa del mare rimane impassibile. Intanto il rumore si accresce, ingrossa, si eleva. II dialogo si accentua. C’è qualcuno dietro l’orizzonte. Qualcuno che è terribile: il vento. Il vento, cioè quel popolo di Titani che chiamiamo i Soffi. L’immensa canaglia delle tenebre. L’India li chiamava i Marou-t, la Giudea i Keroubims, la Grecia, gli Aquiloni. Sono gli invisibili uccelli rapaci dell’infinito, che accorrono.