— 43 — Ubbana. Un» seconda via è quella, che i Romani sposso preferivano, del Monte Croce di Carnia, che dalla vallo austriaca della Zeglia scende a Pai uzza e a Tol mezzo. Una terza via quella che partendo da Tarvisio, e superato il passo del Predii, scende perla valle dell’ Isonzo fino a Caporetto, e poi per la valle del Natisonc raggiunge Cividale. Una quarta finalmente, quella ferrata, che dopo attraversate le Alpi Giulie mediante una lunga galleria, scavata da operai friulani (m. 6339, la più lunga delle montagne venete) dalla valle della Sava, in Jugoslavia, raggiunge l’Isonzo a S. Lucia e scende poi a Gorizia. Attraverso queste porte ed altre minori, oppure attraverso il Carso di Trieste, che è quasi tutto accessibile, penetrarono e si stanziarono nel Friuli poco numerosi (circa A000 in tutto) i Tedeschi, che abitano in qualche luogo della Carnia (SauriseTimau);eassai più numerosi (circa 150.000) gli slavi, che popolano la vai di Resia e le valli dell’ Isonzo e d’alcuni suoi affluenti montani. Le Alpi recingono il Friuli da tutti i Iati, meno che da ponente e da mezzogiorno, in modo da formare corno un vasto e bellissimo anfiteatro, descritto cosi da Krasmo da Valvason, buon poeta friulano, più di trecento anni fa: Siede la patria mia tra il monte e il mare ; Quasi teatro eh’ abbia fatto l’arte, Non la natura, ai riguardanti appare, E il Taglia mento l’intenterà e parte. S'apre un bel piano ove si possa entrare Fra il merìggio e l’occaso, e in quella parte Quanto aperto ne lascia il mare e il monte Chiude Livenza con perpetuo fonte. Lo stesso aspetto del Friuli, visto da qualche punto un po’ elevato e centrale della pianura, per esempio dal