— 120 — sei per poco dolce gioco, dolce gioco in mille fiocchi che mi frullan sotto gli occhi. Così cantano i bimbi della pianura, quando la neve viene a far loro una visita. C’ è forse gioco più divertente d’ una battaglia di palle di neve fatte alla lesta con mani prima di gelo e poi a bollore ? 0 a mettere insieme in quattro e quattr’ otto un fantoccio che pare di marmo bianco, ci sarà poco gusto? Ma i ragazzi dei monti non provano lo stesso entusiasmo. Per loro la bianca visitatrice non si fa desiderare. Spesso ricopre durante lunghi mesi la terra, intorno alla casa ; nasconde pascoli verdi sotto un tappeto gelido, cancella ogni traccia di sentiero, carica gli alberi di fioccoli ghiacciati. Non è una piacevole sorpresa trovare una mattina la porta bloccata anche da un metro di neve. E quando la tormenta dice davvero, addio scuola !... Quante lezioni perse per i bimbi che abitano le povere casupole appollaiate lungo i declivi della montagna, a chilometri e chilometri dal paese! Quei ragazzi rinunzicrebbero volentieri, ci scommetto, anche al piacere di pattinar sulla neve, o sciare, come si dice oggi con una parola molto barbara. Non c’ è ragazzo delle nostre Alpi che non abbia i suoi lunghi pattini di legno. Da un po’ di tempo c’ è anche 1’ uso di salire dalle città agli alberghi alpini, per dedicarsi a questo sano esercizio invernale. Tutto, in questo mondo, si sa, dovrebbe avere la sua giusta misura. Quando la neve non è eccessiva, porta un beneficio anche ai campi, proteggendo il seme, che deve germogliare, dal morso del gelo. 1 nostri contadini dicono : ’An di nèf — an di ben ; sot ploe fan — sot néf pan ; an ploiòs - an fanós ;