— 177 — mente, eh’ egli, disperato, s’avviò alla montagna, deciso a tentare quanto a nessuno era ancora riuscito. Con passo sicuro, s’avviò su per l’erta : attraversò i boschi frondosi prima, poi quelli di abeti che sembravano colonnati di un tempio. L’ ombra gli dava un brivido : gli pareva di andare a compiere un assas-inio. Arrivò a’ pascoli erbosi ; col pianto nel cuore salutò le ultime malghe de’ pastori. Più su era la roccia nuda e desolata, erano le nevi eterne, il ghiaccio splendente. Quello era il regno delle ninfe, il rifugio della camozza. Il cacciatore s’ arrestò. In quella gli parve di vedere, di là da un dirupo, come un luccichio, un barbàglio : erano le corna della camozza. Bentosto questa gli comparve tutta davanti, tutta splendente. Rapidamente egli prese in mano il fucile e sparò ; ma in quel momento in cui la sua sorte si decideva, la mano gli tremò ; anche la camozza cadde. 11 cacciatore, credendo di averla uccisa, accorse sul posto : la camozza non c’era, ed egli vide i fiori rossi sorgere dal sangue. Sperò, seguendone la traccia, di raggiungere 1’ animale prima eh’ esso, nello spasimo del-1’ angoscia, riuscisse a mangiarne. Vana speranza : a un tratto egli si vide la camozza guarita dal fiore sanguigno, ritta dinanzi a sè, minacciosa. Con lo spavento nel cuore, egli tentò di fuggire ; ma s’ accorse tosto che il sentiero su cui si trovava terminava sotto a un’ alta parete inaccessibile e che da ogni altra parte, fuorché da quella ove si trovava 1’ animale, c’ era 1’ abisso. 12 — PriuU.