— 221 — troviamo la mattina per tempo distesa tutta dormigliosa su’ suoi colli, in questo pittoresco angolo dell'Adriatico che è il suo golfo. Il mare è ancora ricoperto da una »nebbia tenue, che ricopre pure la città ; ma adesso, come verrà su il Sole da dietro il monte, la nebbia si dileguerà, salendo nell’aria insieme col fumo che esce da’mille comignoli, sotto i quali bolle in ogni casa e in ogni cucina il caffè, e dalle ciminiere delle navi e degli opifici. Per vedere così la città bisogna salire su di un’ altura ? Sì, su quale vogliamo : da tutte Trieste è ugualmente bella e superba : da S. Luigi, da Scorcola, da Montuzza, da S. Giusto, da S. Vito; anche da Servola più lontana, donde ne vediamo la parte meridionale con gli operosi quartieri delle fabbriche e de’ cantieri, nei quali si innalzano le brune ossature delle navi in costruzione, o rosseggia uno scafo appena compiuto, mentre i bacini per le riparazioni ci mostrano il curioso aspetto di qualche colosso del mare che si sia compiaciuto di mettere il suo ventre capace sulla terra soda, per godere da vicino la compagnia delle sue sorelle, le officine urlanti e strepitanti. Curioso è ogni aspetto in questa parte meridionale di Trieste : dappertutto si vedono lunghi tetti bruni, grandi cortili ingombri di materiali vari, facciate interminabili di edifici bassi, binari che s’ intrecciano, gazometri che ondeggiano, e lì, sotto la collina di Servola, contro il mare, tozzi tubi di altifomi ove si prepara il ferro, e snelle e lunghe braccia di gru. Guardiamo verso San Sabba, e vediamo, appiattati, quasi, tra acqua e terra, riflessi dalla prima e so-