ADDIO ROMA voli cose e dietro le spalle mi facean le corna». «Chi criticava, con la mia andatura, il modo mio di sorridere ; e chi trovava sulla mia maschera faciale le stigme e i segni dell'uomo delinquente». «Fui maestro al cenacolo di donna Albina, ma dite voi se nella mia condotta ravvisaste mai qualche cosa che non fosse in armonia con i santi precetti della nostra religione». «Chi ha mai sentito suonar nelle mie mani monete d’oro e d’argento, che avessi ricevuto da quelle nobili matrone? E chi di esse notò mai nel mio conversare una battuta equivoca ; e chi scorse mai una fiamma di passione nel fuoco del mio cuore e nel lampo delle mie pupille?» «Il mio sesso formò il mio delitto». «Prima che conoscessi Paola, Roma mi stimava degno d’esser fatto papa. Ero umile, santo, eruditissimo». «Ma poi conobbi lei e perdetti — dicono — la testa». «Tra tutte le matrone romane sarebbe stata lei che m’avrebbe fatto smarrire la luce della 171