I SUOI TEMPI gine mordenti e commosse, vergate dal grande vescovo Agostino nel suo De opere mona-chorum. Dagli ambienti del vizio, sieno essi palazzo o suburra, viene lanciata contro quel meraviglioso movimento ascetico, che abbiamo detto, l’accusa di manicheismo. Sono d’accordo nella calunnia pagani come Claudiano, Pretestato, Ammonio; e cristiani rammolliti, come Elvidio, Gioviniano e Vigilanzio, figlio di un vinaio spagnolo. Mentre costoro scrivono contro i santi di Dio, le ultime matrone pagane ridono di Albina, di Marcella e di Paola, che, per amore della povertà, deposti gli abiti di seta, pas-san per le vie coperte di cotonina. E le donnacce da trivio le insultano ai crocicchi. L’Impero continua, frattanto, a crollare; i ragni fan festoni sotto le mense e gli archi dei templi pagani e sul Campidoglio, intorno al tempio di Giove, l’erba è cresciuta come intorno alla fossa d’un povero. — Non è uno sfondo da titani? Ebbene, di là balza fuori la michelangiolesca figura dell’uomo di cui stiamo per raccontare la storia. 28