STRIDONE per ascriversi l’onore di avere regalato a Omero la sua culla, par che sia finita. La vecchia Stridone, incuneata tra la Dalmazia e la Pan-nonia — Dalmatiae quondam Pannoniaeque confinium (1) — corrisponderebbe all’attuale Grahovo. Cenerentola della Dalmazia, non vide mai l’ombra d’un grande personaggio, se non, forse, quella di Diocleziano, quando, rinunciata la corona, si ritirava nella natia Spalato. Ma allora Diocleziano faceva il «lat-tugaro». Giovanni IV certo non lo vide, perchè prima che Dio gli coprisse le spalle col «gran manto», Stridone era tutta una rovina. L’avean distrutta i Goti, intorno al 370, e, all’infuori della terra, del cielo, delle macchie, dei pruneti, tutto era perito (2). Non avea nessuna risonanza nell’ordine dell’arte e del pensiero. Infatti la cultura più alta v’era rappresentata da Orbilio, maestro elementare. Pure, come il municipium di Ta-gaste, patria di Agostino, Stridone era destinata alla celebrità. (1) Gerol., De viria illustribus, Lipsia, 1879, pag. 65. (2) GEROL., Commentari in Sophoniam Proph. I, 2-3, Ed. Migne, tom. IV pag. 1405. 35