CONTRO AGOSTINO ((E’ vero o non è vero, che tu avresti tentato di persuadere il mondo, che tu provochi ed io temo ; che tu scrivi come un dotto e io taccio come un ignorante ; che io avevo finalmente incontrato colui ch’era capace di inchiodarmi, mettendo fine alla mia vana loquacità? Molti mi dicevano che le cose stavano propriamente così. E allora tu eri indegno di qualunque mia risposta». ((Poi temevo d’essere accusato di arroganza contro un vescovo, specialmente se avessi osato rilevare passi che erano nella tua lettera e sapevano d’eresia. Ma vuoi proprio tirarmi nella lizza per i capelli? Sia come tu desideri; ricordati, però, di quel Q. F. Massimo, la cui prudente lentezza infranse i giovanili impeti di Annibaie» (1). Gli aveva detto quello che da tempo gli pesava sullo stomaco e, a mente più serena, poteva entrare a discutere con lui. — Tu galvanizzi gli errori di quei due microcefali che furono Cerinto ed Ebione, i quali non riuscirono a capire che tutto il legalismo simbolico era caduto infranto il giorno che la grande Realtà - Cristo entrava trion- (I) Epi,t. XV. 276