l'aspetto della città, che altrimenti sarebbe po­vero e senza grandezza, si fa significativo e mo­numentale. È come se un diadema augusto fosse posato sopra una fronte ignuda. La sagoma è del Duomo famoso, da me già celebrato altrove. Essa emerge dai circostanti edifici che ne serrano il corpo maestoso, e sale in belle architetture finchè non trionfa nella cu­pola snella che chiama sui suoi contomi la luce. E subito al cuore nostro batte la memoria di Giorgio Orsini, e legami di civiltà e di bellezza ai svelano. Certamente, allo spirito dell'Orsini -per que­sta sua maggiore opera -fu presente la romanità monumentale di Spalato: e a questo punto della sua vita o'artefice si consolidarono in lui talune forze che nutrirono più tardi la giovinezza di Luciano di Laurana. E quanto questa presenza di forme e d'ispirazioni fosse grande si può con­.iderare ricordando che mentre Giorp:io figlio di Matte<> foggiava l'opera sua, in quella Venezia dalla quale egli era stato chiamato s'alzava, con disegno ancora schiettamente gotico, la celebra­tissima Porta della Carta. Così Giorgio Orsini fu, per questa sua impresa, un magnifico precorritore dei tempi. Gl'inni le­vati a Leon Battista Alberti dovrebbero final­mente movere, per altra via, a colui che avea pre­ceduto di nove anni con un'opera piena di schiet­ta classicità annunziatrice dei più floridi ril!OQ"li del Rinascimento, il Tempio Malatestiano di Ri­mini, sull'altra sponda dell' Aoriatico nostro. Poi­chè. per certo, il Duomo di Sebenico è creazione • 160 ­