UN LIBERTINO ALLA GROTTA
doti a far penitenza del tuo delitto, cospargendoti il capo di cenere e castigando la carne con aspro cilicio».
   «Per questo, infiammato dagli stimoli dell’ira, sei divenuto contro di me un arco maligno e mi getti contro tutti gli strali della tua anima corrotta e villana».
   «Ma non sono questi strali avvelenati quelli che mi fanno maggiormente soffrire, sibbe-ne la tua cecità che non vuole guarire».
   «Ti vesti di candidi lini, copri le dita di splendide anella, ti fai bianchi i denti, disponi in ordine sul capo calvo e rosseggiante i radi capelli e il tuo collo taurino non piega. Te ne vai per le strade e per le piazze, bello e azzimato amatore».
   «Infelice, convertiti al Signore, perchè il Signore abbassi pietosamente i suoi occhi verso di te».
   «O perchè, invece di pensare alle tue colpe, vai diffamando i tuoi fratelli? Perchè, come in preda a pazzia, addenti e laceri me che tento sospingerti sulle vie della redenzione e del bene?»
   «Sono un vizioso come tu vai dicendo qua
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