RITORNO A STRIDONE il desiderio della laurea. Così continuò a studiare con la consueta lena. Ma il corso un giorno cominciò a sgocciolare le ultime settimane e il decreto di Treviri era là : studiorum expleto curriculo, vigesimo anno attincto, bisognava dire addio alla capitale e far ritorno a Stridone. 11 suo nome, infatti, era già segnato nella «Vacchetta» dei discessuri e qualora non si fosse deciso, sponte sua, a partire, l’avrebbe imbarcato e fatto partire la Questura, col suo bravo «foglio di via». Finito l’esame, che fu un trionfo, salutò i maestri, specialmente Donato, abbracciò gli amici, contò i codici, li chiuse nelle casse e, in compagnia di Bonoso, partì. Era giunto a Roma giovinetto ignaro e ora la lasciava con la testa piena di belle cognizioni, ricco di mille esperienze e quasi perfettamente scaltrito in tutte le malizie dello stile. Stridone l’accolse come un piccolo trionfatore e Orbilio gareggiò, nel fargli onore, con prete Lupicino. Si trattava di ingraziarsi il padre che, per la forza e il fascino dell’oro, era tra le personalità più in vista di Stridone. Eusebio di Vangelo ne sapeva poco poco, 66