NEL CENOBIO D’AQUILEIA di Cromazio e secolare, Gioviniano, arcidiacono, il diacono Giuliano, Nicea suddiacono e il monaco Grisocoma. Compivano il bel numero: Bonoso, Rufino, Eliodoro, Evagrio di Antiochia. C era poi la madre di Croma-zio. Con quelle sue spalle un poco curve, quel nimbo di capelli bianchi e quella faccetta tremula tutta luce, avvolgeva il focolare in un’onda di poesia divina e casalinga, mentre le sue figliole, grazie pudiche del cenobio, governavano la casa ch’era tutta linda e luminosa. Gli parve d’entrare in paradiso e, ad e-sprimere il gaudio dell’ingresso, gli fiorirono nella memoria celebri frasi della Bibbia e parole di poeti : Quam bonum et jucundum habitare fratres in unum... Non poteva pensare al Deus nobis haec otia fecit, se non mettendo dentro le parole di Virgilio altre cose e altro soffio da quelli che sotto il tremulo faggio dell’egloga ci mette dentro Melibeo. Ma, Virgilio era lì e, sorridendo, varcava col suo vecchio alunno le soglie del cenobio: Virgilio, dolce poeta e mago, amore di Leopardi, di Dante e di Agostino... 80