ANTIOCHIA Era appena uscito di convalescenza, che s’attaccò a studiare il greco e, nato col bernoccolo glottologico com’era, in pochi mesi se ne impadronì. Il Nuovo Testamento è scritto in quella lingua e domani entrerà nella sala più ariosa della biblioteca del suo Dio, per farsela con Paolo, l’abissale, e con Giovanni, l’aquilino, a tu per tu. Sotto il tetto d’Evagrio il Signore volle graziosamente ricostruire, almeno in parte, il delizioso cenobio d’Aquileia. Eran là, con E-vagrio, Innocenzo, Nicea, Ila, Eliodoro. Mentre i ruscelli e l’ombra di Maronia gli ristoravano il corpo, prostrato dal disagioso viaggio e dalla febbre, la compagnia dei dolci amici gli rinfrancava lo spirito, cullato dal sogno di quella pace serena che andava a chiedere al deserto. Giorni d’incanto, quelli ! Ma venne la morte e si portò via Vincenzo e Ila, lasciando nel cuore di tutti una profonda tristezza, che solo la fede, a poco a poco, alleviò. Da qualche tempo insegnava in Antiochia quell’Apollinare di Laodicea che, l’anno 376, doveva passare con armi e bagagli all’eresia. 95