UN CELEBRE CONGEDO di rispetto a Santa Sofia e non aumentare il dolore dell’amico. Il quale lasciò il trono con gli occhi gonfi di pianto e mosse alla volta della natia Nazianzo che lo accolse non come un vinto ma come un trionfatore.. Era il giugno dell’anno 381. Accompagnato 1 amico per buon tratto di strada, Gerolamo se n era tornato mesto mesto a Costantinopoli ; e mentre se ne tornava così, parea che l’eco gli ripetesse dentro, largamente scandite, le parole che aveva un giorno a-scoltate dalla bocca sapiente di Paolino : «1 grandi vanno alla mèta, con le spalle piagate e curve sotto il peso della croce». Gregorio, che s’allontanava allora dalla capitale del Bosforo, non confermava forse la sentenza del vescovo di Antiochia? Tutte le attrattive di Costantinopoli stavano svanendo come per incanto. Neppure i tramonti del Corno d’oro, che mille volte gli avean fatto sgranare gli occhi, avevano più fascino per lui. Pareva che Gregorio, mago in vena di vendetta, con due segni fatti scendendo dalla cattedra di Santa Sofìa, avesse distrutto tutto l’incanto di cui era ricca la capitale del Bosforo. 132