LA GRANDE VIGILIA Le coppe della luce sono coppe strane. Più bevi e più l’anima s’asseta. Non c’è che una fontana sola che possa placare per sempre la sete di quella pellegrina incontentabile che, col nome di anima, abita quel castello di carne che si chiama corpo. — Quale? — Dio. L’anno 392 dà alla luce quel De Viris illu-stribus che è il primo abbozzo di storia della Letteratura cristiana; il primo saggio, scarno e risentito, di Patrologia. Nello stesso torno di tempo detta le Quae-stiones haebraicae; traduce dal greco la Toponimia di Eusebio di Cesarea e l’Onomastica attribuita a Filone e ad Origene. Libri, gli ultimi due, d’una aridità e d’un frammentarismo esasperanti, anche per un critico e per un filologo tedesco. Ma quelle nozioni, così spicciole e spolpate, domani gli saran necessarie come l’aria che respira. Senza quelle «chiavi» non s’entra nel divino palazzo della Bibbia, del quale è deciso a vedere fin l’ultimo meandro. 195