LO STUDENTE DELLA CAPITALE
Chi l’avesse visto uscire dal magi ster census, avrebbe capito a occhio e croce ch’era un provinciale. Infatti avea tutta l’aria dello spaesato. Ma, a guardarlo ben bene negli occhi, si giurava ch’era un ragazzo d’avvenire.
   Terminate le ferie vendemmiali e riapertesi le scuole, Gerolamo vide per la prima volta in cattedra quel celebre Donato che Roma salutava come il dio dell’insegnamento, e che il Medioevo onorerà come uno dei più grandi «grammatici» del mondo...
   Ah, non era più la uggiosa scoletta di Stri-done, ma tutto un mondo di sogni e di bellezza, che s’apriva davanti alla sua sboccante fantasia... Virgilio, Orazio, Cicerone, Livio, Seneca, Quintiliano, Plauto, Terenzio, Persio, Giovenale. E Donato era Donato : un’anima di artista e di poeta ; di quelle che, quando leggono un autore, te lo metton davanti agli occhi in carne e ossa, come se tosse vivo...
  Autore di due grammatiche, era special-mente celebrato per i suoi commenti a Terenzio
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