INNO AL DESERTO
to, per cuscino il groviglio dei suoi capelli ancor neri. E cantava...
   Lo tormentava solo una cosa : la solitudine del cuore. Perchè Eliodoro d’Aitino non era là?
   Prese la penna e gli scrisse una lettera che è l’inno più bello che il deserto si sia mai sentito intonare.
   Il deserto ebbe sempre dei poeti, ma le voci più ispirate degli arabi, che del deserto hanno il senso più vigile e più caldo, davanti all’inno di Gerolamo paion perdere la loro calda e coloritissima bellezza. Certo Loti e Fro-mentin davanti a lui son poeti freddi e scoloriti.
    «O deserto, tutto costellato dei fiori di Cristo ; solitudine dove nascon le pietre preziose, con le quali si costruisce la città del gran Re.
   Eremo, dove Dio si concede più famigliar-mente che altrove...
   Perchè, Eliodoro, tu che sei maggiore del mondo, vuoi essere suo schiavo?
   Fino a quando ti peseranno sopra le ombre dei tetti e ti terrà chiuso la prigione delle fumose città?
   Credimi : in questo luogo io vedo una lu-
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