SOTTO LA FERULA D’ORBILIO una piazzola. E Orbilio, quasi a intonar quel gruppo di monelli, apriva volentieri la lezione con questa cantilena : 1 + 1 = 2; 2 + 2 = 4. Cantavan tutti ch’era una consolazione. Ma Gerolamo s’annoia mortalmente e, non potendo addentare Orbilio, si mordea le unghie delle mani. Quando poi quella manicure da piccolo selvaggio era finita, gettava la testa arruffata e irrequieta tra le larghe fessure delle tavole che cintavano la scuola e faceva il niffolo a chi passava nella piazza. Finche il maestro, staccatosi con un salto dal pallottoliere, gli accarezzava la schiena e le mani con la lunga ferula di legno (1). — Ahi... ! Brr... ! Passava la punta calda della lingua su le dita malconce dalla ferulata ; apriva a imbuto quella smaliziata bocca di monello e la sua voce, fatta un po’ stridula dal dolore, entrava a rinforzare il coro dei compagni : 1 + 1 = 2; 2 + 2 = 4. Ma se Orbilio girava l’occhio, Gerolamo (I) Gerol. Episl. 50, 5. 44