LA GRANDE VIGILIA Quella vita al monastero della Grotta, oltre che all’uomo stanco di battaglie e al suo cuore affamato di emozioni, giovava assai allo studioso. Pareva l’avesse preso «la terzana del sapere». E lavorava come un negro. Alla scuola di Baranina si perfeziona nell’ebraico e, nato col bernoccolo glottologico com’era, in pochi mesi si impadronisce del caldaico. Legge Filone ebreo, studia le Antiquitates e il De bello Judaico di Giuseppe Flavio, raccontatore spesso così drammatico e pittoresco. Poi porta a compimento la versione del De Spiritu Sancto di Didimo, che aveva cominciato a Roma, e traduce un altro mazzo di omelie di Origene. — Ah, Origene !... — Già. Egli ne è ancora tutto preso, ma il fascino di quel grande è sul punto di morire. — Perchè?... 194