IL DENTE DELLA CALUNNIA ciglio duro come la cuccetta dell’ultimo mozzo. Essi gridavano più forte che il salotto di donna Albina era un’alcova e uno scrigno. Un giorno, poi, a provare la prima parte della loro accusa, nascosero nel letto di Gerolamo non so quale veste da donna. E la donna doveva essere la più santa e la più austera fra tutte le frequentatrici dell’Aventino : Paola. Acciuffò il calunniatore e lo trascinò davanti al tribunale. L’infelice si smentì, ma chi gli aveva aggiustato fede quando calunniava, non gli credeva ora che dicea la verità (1). Intanto l’anno 384 la più vezzosa tra le figliuole di Paola, Blesilla, cominciava ad avere i polmoni mangiucchiati dal bacillo della tisi. E in pochi mesi, fatta ombra di sé stessa, piegò come pallido giacinto e finì. La colpa — manco a dirlo — era tutta di Gerolamo che l’aveva uccisa a forza di cilici e di digiuni. Tutta Roma l’accompagnò alla sepoltura e ad un certo punto, da un gruppo del corteo, (I) Epist. LXII. 167