INCONTRO CON ORIGENE — Che dire, poi, di quel suo commento al Vangelo di Giovanni? Neppure Platone, fatto cristiano, avrebbe potuto scrivere pagine più sublimi di quelle intorno al Verbo di Dio e a «quell’amor che lo condusse in terra». Innamorato di lui, cominciò a tradurre tren-tasette delle sue omelie. E un bel giorno, incoraggiato dall’amico di Nazianzo, tentò per conto suo il commento dei due cherubini, che, con carboni ardenti, purificarono le labbra di Isaia. Le petraie della Calcide avevano creato l’artista della penna e Costantinopoli preparava il più grande esegeta della Bibbia. Dunque, Santa Sofìa rigurgitante di cristiani, di pagani e di ebrei, accorsi a sentire le dotte e pittoresce omelie di Gregorio, il Corno d’oro con quei tramonti che nessun pennello d’artista sarà mai capace di ritrarre nel fascino dei loro mutevoli colori e Origene che gli ha preso le radici dell’anima e lo tiene incantato davanti allo splendore della sua sovrana personalità... — Oggi... — Perchè oggi? — Perchè domani non sarà più così... 129 9»