IL SOGNO DI ANTIOCHIA gno ch’ha ispirato non so quanti artisti e che mette conto di contare qui. La primavera del 375 l’aggredì una di quelle ((perniciose)) che, se ti salvi, è un miracolo di Dio. E fu ridotto a uno scheletro spolpato... Parea che dentro la scatola del cranio il cervello gli si spappolasse e il sangue battendo con violenza contro le tempie, che bruciavano, parea volesse spezzarle per spicciar fuori in cerca d’aria fresca... Ma un giorno la febbre precipitò di colpo e lui rimase lì, con un filo di respiro e un volto che parea quello d’un cadavere... Tanto è vero, che Evagrio e gli altri, con l’angoscia nella gola, parlavan già di funerali. Quando d’un tratto la febbre lo riprese e il sangue ricominciò a turbinargli nelle vene ; la testa gli ronzò sul collo come se ci avesse dentro più di mille api e si trovò in sogno davanti a un tribunale, presieduto da un gran veglio, dalla lunga barba e dal volto tutto corrucciato (1). — Chi sei tu? — gli chiese il presidente. — Un cristiano — rispose lui, tremando verga a verga —. — Mentisci per la gola. (I) Epiat. XXII. 100