CONTRO GIOVINIANO Il quale, dopo avere divulgato le sue dottrine nei salotti dell’Urbe come nei crocicchi della suburra, sviluppava il suo pensiero in un libro indiavolato che, a quanto pare, interessava assai. L’A ventino glie lo spedì. — Elvidio redivivo e rincrudito ? S’abbuiò, gli scricchiolarono le mascelle, si cacciò la destra nella selva dei capelli, ne agitò il groviglio, rise con quel suo riso amaro ; poi afferrò lo stilo e cominciò a menare Povero Gioviniano ! Lo punge, lo scrolla, lo addenta, l’abbatte, ci ride sopra, lo beffa e se ne va. «E’ un otre colmo d’ignoranza e un truogolo pieno di melma. Un cinico. Un libertino. Ignora la Bibbia, non sa il Vangelo e non ha letto i grandi Padri della Chiesa». Smantella le posizioni del malcapitato con l’arte e la violenza di chi sconvolge una trincea. Ma il punto contro il quale batte con più passione e furia è quello dove Gioviniano s’accanisce a negare i pregi altissimi di quella celeste cosa che è la verginità. Crepitante, caustico, verista. Tanto, che 216