PAROLE AL LETTORE pre i «sommi» di quell’Accademia degli immortali ch’è la Chiesa di Roma. Lo frequentammo tanto, da frustargli gli scalini della porta e un bel giorno divisammo di scriverne la vita. — Eccola. Gerolamo non presenta il dramma interiore di Agostino e dal suo volto burrascoso non s’irradia il fascino che parte dal cuore immortale di quel «grande». Pure è personaggio infinitamente interessante. Come uomo e come santo. La sua umanità ha impeti selvaggi, sfumature degne di Virgilio. E il santo vi si pianta come un pino dentro i crepacci d’una rupe. Gerolamo appartiene al novero dei grandi sconosciuti. Molti non conoscono di lui altro che il ritratto del Ribera: un povero così squallido e dimesso, che dei acritici irriverenti» l’han trattato da Vecchio mendicante; o quello di Henner : un poveraccio nudo, seduto per terra, le mani giunte, così decrepito e così magro, che, a Vederlo, ti domandi se abbia ancora qualche goccia di sangue nelle Vene. 14