IN GROPPA AI DROMEDARI E’ un affreschista insieme potente e delizioso. Un nome, un arco e una colonna infranta gli bastano per metterti davanti agli occhi, a quadri, pieni di vita e di movimento, le scene di quelle ormai tramontate e lontane civiltà. Della groppa del suo dromedario ha fatto una cattedra e di lassù parla, descrive, pittura. — Chi è più grande? Lo storico o l’artista? Raccontano che un imperatore tedesco, attraversando il Colosseo, insieme col pontefice del tempo, gli chiedesse una reliquia di Roma. — Ecco — fece il papa : — si curvò, prese un pugno di terra e glie la porse. Se Roma è «sacra», Gerusalemme è «divina». La carovana v’approdò con l’anima anelante. Ecco la Grotta, il Cenacolo, il Calvario. — Le emozioni? Il nostro vocabolario non ha parole adeguate e la nostra tavolozza è sfornita delle tinte che occorrerebbero qui per dipingere il volto di Gerolamo davanti alla mangiatoia di Dio, alla sala dove Cristo istituì l’Eucarestia e al « Monte dei crani », sul quale, morendo, 185