dei nuclei nazionali. E conveniva, invece, croa­tizzar la Dalmazia, compiere il delitto nefando lontano dagli occhi indiscreti e dai soccorsi pos­sibili. Una volontà ungherese. rinsaldava -per suo conto -questo diabolico disegno austriaco. magiari. sognatori incomposti di una loro mag­gior potenza marittima, temevano per Fiume la rivalità dei porti dalmati. La Dalmazia prospera nel dominio dell'Austria, o nella compagine slava d'uno stato trialistico, non avrebbe potuto che svalutare il regal dono di Maria Teresa. Me­glio lasciare, per il presente, questa terra nella aua povertà e nel suo isolamento, e coltivarla poi e renderla poi strumento di nchezza e di potenza, quando, nella corona di Santo Stefano, fosse pronto il castone per la nuova gemma. CosÌ, pei due diversi propositi de' due diver8i oppre le città dalmate ed i borghi stretti tra le Dinariche e la riva non ebbero nè le ferrovie della costa, nè quelle ClelIa montagna. Per giun­gere agli approdi della Dalmazia non rimasero che le vie marine: quelle antiche e consuete di Venezia e di Roma: le stesse che ruron cor4le dalle duecento triremi di Gneo Fulvio console, • dalle galee vittorioae di Pietro Orseolo, doge delle Sereni_ima. Ed è su queste vie -oggi paurose e deaerte -che nal. tempo della pace .i navigava aV'Yenturoaamente . • E per chi moveva pel mondo in cerca di sola bellez.za, per chi dimenticando la verità do­