— 40 — 0 Italia no, no ! Quando il boschetto cominciò ad ardere, io m’impaurii e volli correre per soccorso. Ma egli mi disse: — Xe lontan i pompieri —; sorrise lentamente, raccolse la frusta, e andò spingendo le quattro vacche. Io mi sdraiai, sfinito. «Casi calava Alboino! ». Povero sangue italiano, sangue di gatto addomesticato. È inutile appiattarsi e guatare e balzare con unghioni tesi contro la preda: la polpetta preparata è ferma nel piatto. Tu sei malato d’anemia cerebrale, povero sangue italiano, e il tuo carso non rigenera più la tua città. Sdraiati sul lastrico delle tue strade e aspetta che il nuovo secolo .i calpesti. Così .^Lagnai, acqua marcia. È il l>osco ardeva e la bella fiamma crepitante insanguinava il cielo. All'alba rinacqui. Non so come fu. Il cielo era puro e io scorsi la bella bianca città laggiù, e la terra arata. E di un balzo, come chi abbia visto Dio, mi buttai su di lei. Sparito era il sogno e l'incubo: perchè io sono più che Alboino. Tremando mi caccio nel solco e mi ricopro della terra gravida, sconvolgendo la sementa. E questo tocco di zolla ghiacciata io l'addento come pane. Sotto, pulsano le radici. E la mia anima veramente s’allarga conte acqua in una. conca immensa, e sento che un albero lontano sussulta per il vento comprimendo intorno a sè la terra, e certo quest’idea che mi nasce è la prima primola nei campi.. A carponi e a tentoni cerco le cose, sbarrando gli occhi, e i rami invernali pingui di gemme contenute, gli stecchi senza linfa del vigneto, la terra ghiaiosa che mi