— 109 — rità, intorno a me. Sono veramente in un bosco? Non fui mai qui. Non trovo nulla d’amico. Tocco i tronchi umidi e gommosi — è un frassino, certo, questa scorza liscia come pelle. Non senti? Cade una piova di piccole corolle bianche', come perle minute. Tutto è riposo. Non muoverti. Non disturbare. Eppure qualcosa è sveglio. Scricchiola e crepita leggermente. Che è che anche di notte non dorme? Non fa vento; l’aria pesante era ostacolo all’andare. Sto fermo e ascolto senza respiro. Chi è nascosto nel bosco? Ma ho il mio coltello qui. — Chi è? Nulla. E tremo di questo mio vagabondare notturno, in posti deserti dove solo chi deve nascondersi cerca il suo letto! Come se io meditassi qualcosa contro gli uomini. — No, no! Ecco, vedo la bragia della sigaretta, scende un uomo. Mi passa accosto con cautela, guardandomi di sfuggita. Perchè ha paura? Ma io non gli faccio* niente! io sento il suo passo allontanarsi e perdersi... ora-è già nella sua casa, accende il lume e guarda i suoi figlioli che dormono. Io? Neanch’ella dormiva. Anch’ella era sola e dolorosa. Io veglio la sua notte. Io batto i boschi e le macchie come un guardiano notturno in cerca dell’assassino. Io non tollero che la notte nasconda nessun malfattore nella sua ombra nera. Dalla sera all’alba io cammino cercando, e alla mattina mi butto sotto un albero e aspetto fino alla sera. Lina volta o l’altra lo devo trovare. Fino allora non ho diritto di dormire la notte. Anch’ella non dormiva. I