COMMO K 1.A Li iKm twmniu lO*THO I.'|T»I.I» 45 Conrad ragionava rosi: Ora la Russia è impreparata. la Francia è occupata ai Marocco, l’Inghilterra non ha certo gusto a vedere l’Italia estendervi sul Mediterraneo, i Balcani pensano alla Turchia. E nel memoriale del 24 settembre 1911 scriveva ad Aehrenthal: « Per l’Austria si tratta di sapere se essa vuole o no mettersi contro la politica italiana, e in questo caso opporsi ostilmente alle aspirazioni italiane su Tripoli, oppure, quando l’Italia sarà impegnata a Tripoli, attaccarla.... » Era troppo anche per la politica di Aehrenthal che, se non aveva ragioni di amare l'Italia — e tanto lui quanto Berehtold, che alla sua morte improvvisa gli succedeva (febbraio 1912) misen» il veto a qualunque azione dell’Italia non solo nel Basso Adriatico ma anche ai Dardanelli e nel-l’Alto Egeo — sentiva la responsabilità di un’aggressione che avrebbe potuto scatenare la guerra europea. Già Aehrenthal si era riservato di far esaminare anche da ■ organi propri * se veramente l’Italia si preparasse ad attaccare l’Austria nel 1912. L’ambasciatore a Roma Merey, pur essendo italofobo, aveva informato che la preparazione militare italiana era assai modesta e punto aggressiva: «l’Italia aveva paura dell'Austria ». Ma Conrad ribatteva: «Nonostante questa «paura* noi abbiamo perdute due delle nostre più beile provineie: la Lombardia e la Venezia ». All’idea che Aehrenthal e Merey dessero delle lenoni a lui. Con rad non si contenne più: mandò un altro lungo memoriale all'imperatore contro Aehrenthal sempre e a proposito di tutto ripetendo il suo Utitnda Italia. Enumerava in questo memoriale i seguenti benefici che si riprometteva da una guerra con l’Italia: