160 LUCIANO MAGRINI pre, osservò: — Martedì vado ad Ischi. — Chiesi a S. M. il permesso di recarmi per alcuni giorni nel Tirolo, qualora la crisi si attenuasse e la situazione lo permettesse, ciò che Sua Maestà concedette con le parole: — Ma va «la sè che anche lei deve rimettersi ». Francesco Giuseppe aveva avuto torto di dubitar n delle intenzioni di Guglielmo. Ma egli non sapeva che il 2 luglio Guglielmo, po*tiIlamlo un telegramma di Tschirshky, ambasciatore di Germania a Vienna, aveva scritte le parole « ora o mai » di fianco alla frase: « Io odo persino delle persone serie esprimere il desiderio di regolare i conti con i serbi ». £ più innanzi, «li fianco alle parole dell'ambasciatore: « Io approfitto di ogni occasione per sconsigliare, tranquillamente ma seriamente, delle misure precipitate », Guglielmo, pieno di sdegno e di «lispetto per l'atteggiamento troppo poco bellicoso del suo rappresentante aveva scritto: «Chi l'ha incaricato di ciò? È molto stupido! Ciò non lo riguarda allatto. È esclusivamente affare dell’Austria di vedere ciò che essa conta di fare.... Che Tschirshky mi faccia il piacere di lasciare tutte queste sciocchezze. Coi serbi bisogna farla finita e il più presto possibile ! * Prima che la lettera di Francesco Giuseppe giungesse a Berlino, Guglielmo aveva espresso il suo parere favorevole alla guerra contro la Serbia. E Tschirschky era stato biasimato per aver dato a Vienna consigli «li moderazione. Giunto a Berlino con la lettera di Francesco Giuseppe, il conte Hoyos. parlò al cancelliere dell’impero ed al sottosegretario di stato dei propo-