troppo a lungo seryito al tr.asporto di armi e di armati a danno d'Italia; è tempo che restino sgombre a servigio del commercio pacifico, che giovino aU'affr.atellamento dei popoli slavi, tede­schi e italiani, i quali e per ragione di vicinanza e per la stessa diversità d'origini, d'inclinuioni, d'interessi, di fini, hanno mille motivi di favo­
rirsi ed' amarasi ». 
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La fortuna d' Italia! Purtroppo essa non fu quale l'aspettavan le genti. E che scoramento, e quale impotente furore! 
Pure i mostri fratelli Istriani, atterriti dalla fa­talità, non mancavan nell'animo. E 1'11 agosto del 1866, scadendo l'armistizio a cui fummo ob­blig.ati dalle oblique arti della Germania, indi­rizzano un ultimo cc appello all'Italia)l, una pa­gina di fierezza senza accoramento e di fiducia nella giustizia, dettata da Carlo Combi, che non si può rileggere senza profonda commozione. 
Anche qui, dopo la dimostrazione dell'ltalia­nire istriana la questione è ricondotta nei limiti sacri della sicurezza nazionale. 
cc Tanta è la nostra fiducia che siffatto ordine 
di considerazioni basti di per sè solo a rendere 
piena ragione al nostro assunto, che di null'a:ltro 
facciamo richiesta agli uomini di Stato che non 
sia lo studio dell'importanza strategica della fron­
tiera orientale d'Italia; lo studio della necessità 
in cui versiamo, di prendere le nostre posizioni 
sul!'Adriatico, per riparare la lunghissima costa 
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