l’ultimatum AUSTRIACO ALLA SERBIA 203 l’immediata rottura delle relazioni diplomatiche se non otteneva un’accettazione senza riserve dell’ultimatum austriaco. Il conte Berchtold aveva avuto cura di dare al barone Giesl le più precise istruzioni : « Noi non possiamo consentire ad alcun negoziato con la Serbia concernente le nostre esigenze »; bisognava evitare « qualsiasi discussione sul contenuto della nota » e rifiutare pure ogni prolungamento del termine di scadenza dell'ultimatum, anche se il governo serbo chiedeva delle spiegazioni più dettagliate sulla portata ed il senso di alcune di queste esigenze. Le misure più minuziose erano state prese affinchè Vienna conoscesse senza ritardo il risultato del passo per telefono e per telegrafo. Se la risposta non fosse stata quella che l’Austria esigeva il barone Giesl aveva l’ordine di abbandonare Belgrado nei trenta minuti successivi. *** Appena Giels aveva abbandonato il ministero serbo degli esteri, il ministro Lazaro Paciu, rimasto come stordito, e per la scarsa conoscenza che egli aveva della lingua francese anche perplesso sulla portata della nota austriaca, di cui tuttavia aveva afferrato la gravità che gli si presentava attraverso il tono perentorio ed il tempo asse» gnato per la risposta, informava subito gli altri ministri ed un consiglio dei ministri si riuniva di urgenza sotto la presidenza del principe reggente Alessandro ed alla presenza del capo dello stato maggiore colonnello Zivko Pavlovic. Il colonnello Pavlovic, rievocandomi, all’epoca della ritirata serba dell’ottobre 1915, quei giorni di crisi, mi narrava che tutti i ministri misura-