toxa/u» ► i» i.i mm rii»«»»!«!«» co.mro i.'itai.ia W Erzegovina. contentando solo a mezzo il partito militare che ci avrebbe voluto l'aggiunta di una guerra alla Serbia. L'ipotesi della guerra all'Italia non era negata, ma non in duello singolare, bensì nel raso di un conflitto generale. Ciò però non impediva che politicamente anche i diplomatici dell'Austria cercassero di non perdere l'alleanza, per quanto difficile, del Regno vicino. Al generale dava ragione un ammiraglio, il Chiari, che contemporaneamente conduceva una campagna perchè si rinforzaste la flotta austriaca. La Aconfìtta che si poteva infliggere all'Italia con le sole forze di terra, nel Veneto, non gli pareva sufficiente ad abbatterla completamente c presto. Bisognava, secondo lui, avere una grossa flotta da far cooperare con l’tKtcito per arrivare rapidamente a metter la mano sui grandi centri italiani. •Vehrenthal trionfava: la Bosnia-Erzegovina era annessa; l'Europa, comprrna la Russia e l'Italia, annuiva; la Serbia si ras«egnava. Ma Conrad non si dava pare: guardava oltre i confini dell'impero; dovunque, intorno aU'Austria — fuori che in Germania — vedeva dei possibili nemici, ma specialmente guardando all*" Alpi e all'Adriatico scorgeva il nemico ereditario che iti preparava ad assaltare la Monarchia. Nel memoriale del 31 ottobre 1910 Conrad denunciava la costruzione di un sistema di fortificazioni in grande stile di cui soltanto mi profani» potrebl»e credere che serva per scopi difensivi ». Conrad Voleva un grosse» eredito straordinario, un miliardo di corone, per rinforzare il suo esercito prima delia data alla quale l'esercito italiano sarebbe stato completamente armati»: il 1912 secondo lui. Ma siccome nemmeno l’Austria-lngheria nuotava nell'oro, le delegazioni avevano ridotto il