II. COMPLOTTO 117 linski che, probabilmente, essendo contrario per motivi politici al viaggio e forse non trovandosi in buoni rapporti con Potiorek, conoscendo la suscettibilità dello stato maggiore e dell’arciduca ereditario, non aveva voluto procurarsi dei dispiaceri inutili facendosi messaggero, presso Berchtold, degli allarmi e delle inquietudini del ministro di Serbia. Lo stato maggiore austriaco, sempre cosi bene informato di quello che accadeva in Serbia, non poteva ignorare la viva irritazione suscitata a Belgrado dalle notizie riguardanti il viaggio dell’arciduca. Si diceva nei caffè di Belgrado che l’arciduca non sarebbe uscito vivo dalla Bosnia. Chiacchiere? Ma come non prospettarsi i pericoli ai quali poteva andar incontro l'arciduca — anche se non si aveva nessuna notizia sul complotto — data la tensione austro-serba e l’eccitazione dell’ambiente nazionalista serbo? Conrad che, una settimana dopo l’attentato, aveva dichiarato a Francesco Giuseppe che avvenimenti simili a quelli lamentati in Bosnia potevano accadere anche in altre parti della monarchia, tanto contro persone e contro comandi, quanto contro opere pubbliche, non aveva dunque avuto nessun sospetto, nessun timore per il viaggio dell’arciduc.a ? Bilinski e Potiorek non avevano espresso nessun parere allarmante; avevano lasciato credere che in Bosnia-Erzegovina tutto procedesse nel modo migliore. 11 barone Bummerskirsch, maestro di cerimonie dell’arciduca, dichiara che Francesco Ferdinando non aveva avuto nessun avvertimento premonitore da parte del governo su quello che eventualmente avrebbe potuto accadere. La polizia non sapeva nulla, t Doveva regnare nella polizia — esclamava Tisza la settimana se-