114 LUCIANO MAGRINI aveva trattato direttamente delle modalità di questo viaggio col capo dello stato maggiore ed aveva lasciato da parte l’ammilustratore della Bosnia* Erzegovina ? Che il passo del ministro serbo presso Bilinski sia stato fatto non vi è dubbio. Ma non se ne conoscono i termini. Alle già accennate testimonianze, Un'altra testimonianza, forse più importante e precisa che spiega i silenzi, le denegazioni, i riferimenti, può essere aggiunta: quella dell’ex-attaclié militare serbo a Vienna, colonnello Liuba Lescianin. Nei primi giorni della terza decade di ottobre del 1915, invasa la Serbia dalle truppe austro-te-desclie-bulgarc, ed iniziatasi la grande ritirata mi recavo dalla divisione di Sumadia, che si ritirava per la vallata della Morava, al quartier generale serbo a Kraguievatz dove si iniziavano le operazioni di sgombero. Le vie ferroviarie e carrozzabili della ritirata erano tagliate, non rimanevano che gli impervi sentieri delle montagne albanesi. Mi era compagno di viaggio il giornalista inglese Giorgio Stevens. A Kraguievatz incontrammo il colonnello serbo Lescianin, già attaché militare a Vienna, che ricevuta dal quartier generale serbo una missione per l’esercito franco-inglese si disponeva a partire per Salonicco con la sua signora. Ci accordammo di affrontare insieme le fatiche ed i rischi del viaggio. Ci recammo a Nisch da dove dopo due giorni di permanenza ci mettemmo in viaggio e percorrendo la strada Kursumlia, Pristina, Eervzovic, Prizrend, parte in automobile e parte su carri tirati da buoi, giungemmo a Liuma dove finiva la strada ed incominciava un sentiero di montagna che, in parte costeggiando il Drin Nero, conduceva a Dibra. Sei giorni durò il viaggio, sotto una pioggia dirotta, da Liuma a Dibra.