110 LUCIANO MAGHIMI guente al consiglio dei ministri a Vienna — uno stato di cose indescrivibile perchè sei o sette individui da essa conosciuti potessero trovarsi, il giorno dell’attentato, armati di bombe e di revolver, sul passaggio dell’erede del trono assassinato, senza die la polizia ne osservasse o ne allontanasse uno solo ». A sua volta il Bilinski, ministro comune delle finanze ed amministratore della Bosnia-Erzego-vina, osservava che il generale Potiorek sapeva benissimo che gli accordi per il viaggio dell’arciduca erano stati presi esclusivamente dal punto di vista militare tra l'arciduca ed il governatore della Bosnia-Erzcgovina. Meno di tutti gli altri il Bilinski avrebbe potuto supporre che una visita non militare di Seraievo potesse essere intercalata nel programma militare. Se il Bilinski avesse saputo, dai rapporti del capo del paese, che l’amministrazione della polizia non era affatto all’altezza del suo compito, il dovere dell’uno e dell’altro sarebbe stato di impedire in tutti i modi il viaggio. Era, in sostanza, un’accusa di gravissima negligenza che veniva rivolta al generale Potiorek, iua il Potiorek che aveva goduto, e che anche dopo l’attentato continuò a godere, la piena fiducia dell’imperatore rimase impunito al suo posto. Le singolari circostanze in cui si svolse l'attentato fecero sorgere il sospetto che si trattasse, di un « complotto poliziesco > allo scopo di provocare un conflitto con la Serbia, ed alcuni scrittori serbi e francesi non esitarono a dar dell'attentato questa interpretazione. Altri affermarono che il complotto sarebbe stato ordito con la consapevolezza delle autorità ungheresi, che sapevano «li avere nell'arciduca ereditario un grande nemico, che non diedero coreo alle informazioni di un ufficiale di