RESIPISCENZA DI CUCLIELMO E KEL CANCELLIERE 227 stro-ungarico. Poiché la nota accompagnata da queste osservazioni è comunicata questa sera alla stampa, io non ho creduto, data la sua lunghezza — quasi sei pagine stampate — di doverla trasmettere per telegramma ». L’ambasciatore tedesco ignorava che prima di rendere pubblica la risposta serba Berchtold aveva già chiesto all'imperatore Francesco Giuseppe di dichiarare la guerra alla Serbia. Questa frettolosa dichiarazione, mentre Conrad aveva suggerita come più propizia ai suoi disegni militari la data del 12 agosto, doveva troncare ogni esitazione ed ogni discussione diplomatica e precipitare l'irreparabile. Si considerava che, dopo le promesse fatte, di fronte al fatto compiuto, la Germania non avrebbe potuto più ritirarsi. Nel dubbio che forse anche Francesco Giuseppe potesse esitare di fronte alla chiestagli autorizzazione di dichiarare la guerra alla Serbia, nel rapporto inviatogli il 27 luglio, contenente il progetto di telegramma da inviarsi al ministro degli aiTari esteri serbo, Berchtold scriveva che data la risposta del governo serbo, « redatta molto abilmente, ma il contenuto della quale è assolutamente sprovvisto di valore, pur avendo una forma molto conciliante, io non considero come impossibile che le potenze della Triplice Intesa possano fare ancora un tentativo allo scopo di giungere ad una soluzione pacifica del conflitto, se la dichiarazione di guerra non crea una situazione netta ». Aggiungeva, per megho convincere l’imperatore, che secondo informazioni del comando del IV corpo d'armata, le truppe serbe avevano tirato il giorno precedente a Temes-Kubiu sulle truppe austro-ungariche. Queste avevano risposto e si era impegnata una scaramuccia. Le ostihtà erano dunque iniziate di fatto, e perciò,