quanta poesia può scaturire dalla semplicità delle cifre! Queste cifre, che affermano luminosamente la prevalenza Ìltaliana nella città, rimasta sover­chiante malgrado le aspre e lunghe guerre e gli assalti aperti ed obliqui, eccole: Ungheresi 6000; Slavi d'ogni gradazione -Croati, Serbi, Sloveni, Slovacchi 15.000; Italiani sottoposti al giogo - della Monarchia 27.000; Italiani del Regno 4000; abitanti di altre nazionalità 2000. Nè importa discutere sui vari numeri, spie­gare, dibattere. La verità è questa: che in una città di 54.000 anime l'elemento originario, sot­toposto alla snazionalizzazione violenta, decima­to dai bandi, impoverito dalle confische, è pur sempre quello che -meravigliosamente resi­stendo -oppone alle altre razze il vittorioso ba­luardo della propria compagine. Ed a questi originari, a questi italiani d' oltre cOl,1.fine, la sorte ora canta una canzone sonora in premio della loro resistenza e della loro fede. Vicina è la libertà! Vicino è il giorno grande che vedrà sventolare sulla torre del castello di Tarsatto, innanzi al chiuso mare, il palpitante Allora, Fiume, non soffrirà più. Placata essa allungherà nel Quarnaro le salde braccia dei suoi moli per accogliere le molte navi -mar­valicanti -che dall'opposta ,sponda, dai porti dalmati chiusi e profondi, dagli arcipelghi. élalle costiere mediterranee memori di Scipione l'Asia­tico di Scipione 1'Africano, aduneranno in essa e ritrovata!