I RESrONSABll.l DELIA CU ERRA 319 provocatrici quando non credeva allo scoppio della guerra europea, passava alle scoraggiate imprecazioni quando l'aggravata situazione gli faceva ritener la guerra inevitabile. Ed egli, che non aveva creduto all’intervento inglese ed alle minacce di guerra pronunciate da Sazonof, negli ultimi giorni non credeva alla sincerità degli umili e suppliche-voli telegrammi dello zar, che invocavano il suo intervento per salvare la pace. Questi errori di prospettiva, queste reciproche diffidenze, queste arbitrarie interpretazioni dei sospettati infingimenti diplomatici contribuirono ad aggravare il corso degli avvenimenti. I diplomatici, in un certo momento, parevano dei giocatori di poker che volessero guadagnare la partita diplomatica rischiando il blufT della guerra europea. L’Austria sperava «li risolvere con la guerra la sua crisi interna e la sua crisi esterna. Il Glaise-Horstenau afferma che, neU’ultimo periodo della monarchia absburghese, la questione principale era se si dovesse « cominciare con l’inevitabile riforma interna, per poi, se fosse necessario, liberarsi dagli aggressori esterni o se invece si dovesse seguire la via inversa. Francesco Ferdinando era per la prima via ed anche Aehrenthal, sebbene quest’ultimo volesse prendere le forze per una riforma interna da un’attiva politica estera. Gli uomini che nel luglio 1914 dovevano decidere le sorti della monarchia, ritenevano inevitabile seguire la seconda via. Cioè di non evitare la guerra. Il generale Conrad era del parere che un grande impero non dovesse gettar via le armi senza combattere: e non evitava di parlare di un gioco va banco ». Lo scoppio della guerra fu accolto con angoscia dai tre imperatori che l’avevano resa possibile. Guglielmo esprimeva nelle sue irate note marginali il suo «co-