136 LUCIANO MAGRINI straniera. Particolarmente mi ha indignato sempre la condotta delle autorità austriache le quali, spinte da un odio inesorabile contro l’elemento serbo, hanno costantemente oppresso con brutalità i miei connazionali. In questo odio contro la nazione serba l’arciduca Francesco Ferdinando era più che gli altri tenace; sapevo che egli era il nostro ne-mico giurato e per questo ho deciso di ammazzarlo. Io spero che le mie rivoltellate serviranno ad aprire la strada alle truppe per riscattare la Bosnia e l’Erzegovina dall’insopportabile giogo straniero ». 11 Princip dichiarava inoltre al giudice che l’idea dell’attentato gli era venuta in un caffè di Belgrado. Nella capitale serba ogni giorno si andava ripetendo che l’arciduca Francesco Ferdinando non avrebbe potuto rivarcare vivo la frontiera della Bosnia. « Benché — soggiungeva il Princip — io non abbia avuto a Belgrado alcun incarico, compresi subito quale era il mio compito c che cosa aspettava da me la Serbia ». E al proprio difensore, avvocato Perisic, Princip osservava che ogni difesa era inutile perchè egli non temeva la morte. « Ho già calcolato — aggiungeva — di dover essere impiccato. La bomba mi è stata consegnata a Belgrado da un commerciante di nome Mirko Ciganovic il quale mi ha dato anche del danaro. Già durante le grandi manovre avevo in animo di mettere in esecuzione il mio piano, a Tarcin; ma, causa la sorveglianza dei gendarmi, non potei avvicinarmi all’arciduca.^ Fin dal primo giorno in cui l’erede del trono pose i piedi su suolo bosniaco, gli sono stato sempre alle calcagna. « Confesso apertamente che in Serbia avevamo