230 LUCIANO MACRINT non si trova più il tono arrogante e provocante delle note marginali dei venti giorni precedenti; non c’è più la baldanza, non ci sono più gli incitamenti all’azione energica, non ci sono le recriminazioni contro le esitazioni e le debolezze dell’Austria, non vi sono gli insulti ai "crimiiali » di Belgrado e gli scherni ai « fieri slavi ». Rientrato a Berlino, Guglielmo pare rientrato nella ragione; egli non è più l’uomo delle note marginali che viaggiava nei giorni precedenti sul-VHohenzollern e che ritroveremo nelle note marginali di (jualche altro dispaccio dello stesso giorno e dei giorni seguenti. Avevano dunque ragione Berchtold e Conrad, che volevano la guerra, di ritardare l’invio della nota serba a Berlino e di affrettare la dichiarazione di guerra? Parrebbe, dal loro punto di vista, di si. Ora il Kaiser, dopo essersi sfogato con tanta irriflessione nelle note marginali dei giorni precedenti, era preso da esitazioni. Si sentiva alle soglie di quella grande guerra che egli inconsciamente aveva sfidata, e ne era come sbigottito. Ma sperava che non fosse troppo tardi per circoscrivere il conflitto austro-serbo e sbrogliare la matassa che egli stesso aveva contribuito ad arruffare. Sotto alla nota serba il Kaiser scriveva: >< E' un brillante risultato per un termine di sole *18 ore! È più di quello che si poteva attendere! Un grande successo morale per Vienna; ma fa scomparire ogni motivo di guerra, e Giesl avrebbe dovuto restare tranquillo a Belgrado! Dopo ciò io non avrei mai ordinata la mobiUtazione ! » Quanta differenza dal linguaggio delle precedenti note margiuali! Ora l’imperatore voleva salvare la pace europea. La Serbia era stata umiliata ; avrebbe potuto es-