LA MOBILITAZIONE RUSSA 2S7 valse a Sazonof per ottenere il decreto di mobilitazione, si illudeva che la pace potesse ancora essere salvata. Gli avvenimenti invece incalzavano; la diplomazia veniva ridotta al silenzio o relegata su un piano secondario. Per gli stati maggiori non si trattava più di evitare la guerra, ma di vincere la guerra. E per vincere la guerra ed avere dei vantaggi sull’avversario non bisognava perdere tempo; ogni ora conquistata aveva un valore particolare sul libro delle possibilità di vittoria. Imperatori e diplomatici non potevano più dominare la situazione che sfuggiva di mano a tutti. Alla stessa ora di quel 31 luglio in cui partiva da Pietroburgo il telegramma dello zar, affermante che finché fossero continuati i negoziati con l’Austria riguardanti la Serbia le truppe russe non si sarebbero abbandonate ad alcuna azione provocatrice, da Berlino partivano due telegrammi di Bethmann Hollweg diretti uno all'ambasciatore tedesco a Pietroburgo e l’altro all’ambasciatore tedesco a Parigi. Il primo, pervenuto all’ambasciata a Pietroburgo alle ore 11 di sera, diceva: « Malgrado i negoziati di mediazione ancora in corso, e benché fino a questo momento noi non abbiamo preso nessuna misura di mobilitazione, la Russia ha mobibtato tutto il suo esercito e la sua flotta anche contro di noi. Queste misure russe ci hannti costretti, per garantire la sicurezza dell’impero, a dichiarare lo stato di minaccia di guerra, che non significa ancora la mobilitazione. Ma la mobilitazione deve seguire se, entro 12 ore, la Russia non arresta ogni misura di guerra contro di noi e l’Au-stria-Ungheria, e non ci fa una dichiarazione precisa in questo senso. Io vi prego di comunicare ciò immediatamente a Sazonof e di telegrafare l'ora della comunicazione ». 17. * II dramma di Straiéro.