pREiinno ni cntnn sibiliti). E pur ripetendo il voto per il prolunga* mento, per quanto possibile, dello statu quo. ripeteva pure che la questione degli Stretti difficilmente poteva fare un passo innanzi in modo diverso che a favore di complicazioni europee. « Queste complicazioni — proseguiva — a giudicare dalle circostanze attuali, ci troverebbero in alleanza con la Francia ed in alleanza possibile, ma non del tutto assicurata, con l'Inghilterra, o almeno di fronte alla neutralità benevola di qtio-st'ultima. Nei Balcani, in caso di complicazioni europee, noi potremmo contare sulla Serbia e forse sulla Romania. Da ciò deriva nettamente il compito della nostra diplomazia che consiste a creare delle condizioni propizie a un riavvicinamcnto più intimo che possibile con la Romania. La posizione della Romania nei Balcani ricorda molto quella dell'Italia in Europa. Queste due potenze sono soggette a megalomania e non avendo abbastanza forze per realizzare apertamente i loro progetti, esse sono obbligate a contentarsi di una politica di opportunismo, osservando sempre da qual parte, si trovi la forza per schierarsi da quella parte.... Due fattori rappresentano una parte principale nell'instabilità della situazione attuale nei Balcani; il primo è l'Austria-Ungheria con l’accentuazione che si manifesta nel movimento delle nazionalità provocato dal successo dei »erbi e dei romeni c ¡'effetto che questo successo ha sui loro compa-triatti all'interno delle frontiere della monarchia degli Absburgo; il secondo fattore è l’impossibilità per la Bulgaria di rassegnarsi alle conseguenze penose del trattato di Bucarest. Questi due stati possono o unirsi in vista di uno scopo comune — il rimaneggiamento della carta dei Balcani — oppure trovarsi nei campi opposti se la Bulgaria ah