116 LUCIANO MAGRINI Bosnia ed in Serbia; qualche grave incidente personale poteva succedergli; il viaggio poteva dar luogo a incidenti e a manifestazioni che la Serbia deprecava ma che si sarebbero fatalmente ripercosse sui rapporti austro-serbi. Era il caso di far conoscere al governo austriaco queste non infondate inquietudini del governo serbo prima che il viaggio venisse intrapreso. Egli non ne aveva parlato direttamente a Berchtold per non urtare la sua suscettibilità e perchè, dati i rapporti tesi esistenti con lui, temeva di essere frainteso. Ritornato all'ambasciata Jotza Jovanovic diceva al colonnello Leseianin che lo preoccupava il fatto che Bilinski, dopo essere rimasto alcuni istanti pensieroso e silenzioso, non aveva mostrato di dar soverchia importanza alla comunicazione ricevuta e congedandolo e ringraziandolo si era limitato a dirgli: « speriamo che non succeda nulla ! » Parecchi erano a conoscenza, diretta o indiretta, del complotto di Seraievo. Dal colonnello Dragutin Dimitrievic — che certo avrà comunicato il segreto ad altri suoi fidi se non altro per vanteria — ai capitani ed alle guardie di finanza di frontiera, che avevano ricevuto, assistito, guidato i tre misteriosi giovani che si recavano, col viatico della « Mano nera» e con le bombe di Kraguievatz, in Bosnia mentre doveva giungervi l’arciduca ereditario d’Austria. Secondo la precisa affermazione di Lioba Jova-novie, il governo serbo era stato messo al corrente dei preparativi che erano stati fatti per l’attentato di Seraievo. Pasic aveva incaricato il ministro Jotza Jovanovic di rendere avvertito il governo austro-ungarico che qualche cosa di grave si stava tramando contro l’arciduca ereditario a Seraievo. Jovanovic non aveva osato parlarne a Berchtold col quale era in discordia, ma aveva informato Bi-